San Donà distrutta e ricostruita
Il binomio Grande Guerra–San Donà è inscindibile per le tremende distruzioni inferte a questa città del fronte e per le storie che su questo tema può raccontare: fatti e vicende che rimangono impresse nella cittadinanza che le ha vissute e sentite raccontare dai nonni e dai genitori.
Simboli e cimeli ricordano l’esodo improvviso e necessario di migliaia di persone. Lunghissime file di carriaggi attraversarono il ponte, la popolazione abbandonò le proprie cose ad un triste destino, le case con la chiave sulla toppa del portone. Le bombe “amiche” sconvolsero il centro cittadino per un anno intero, sventrando edifici, sconquassando strade ed impianti, rendendo ad un ammasso di macerie persino il cimitero. E proprio sull’argine che separa il centro urbano dal vicinissimo Piave, lì correvano le trincee. Argini altissimi costruiti per difendere il paese dalle acque di piena che quasi annualmente tentavano di invaderne l’intero territorio. Ad un tempo luogo di difesa e di assalto, le trincee disposte in sequenza infinita e negli argini si scavarono anche gallerie per depositi, magazzini, casematte.
In trincea si doveva rimanere, attenti, vigili, con gli occhi puntati verso l’ignoto nemico, senza distrazioni!
Il nemico era oltre alle barriere di filo spinato, oltre al velo di nebbia che rendeva incerto il limite tra terra e fiume; era proprio lì che il nemico poteva cogliere di sorpresa.
Per un anno, tra alterne vicende, quegli argini furono spettatori di cruenze inaudite. E al termine della guerra quegli stessi argini devastati non ressero all’impeto delle acque che inondarono paesi e campagne. Solo dopo alcuni anni furono ricostruiti completamente e restituiti alla loro originaria funzione.
Proprio per affermare il legame con questo eroico passato, la città del Piave che ha vissuto una guerra di prima linea ha desiderato che nel proprio civico museo (MUB), dedicato alla storia del territorio e alla grandiosa epopea della bonifica, vi fosse una sezione destinata anche al ricordo di quella guerra, per conservare preziose memorie, immagini, carte e cimeli. E a San Donà, ormai da decenni, la prima domenica di ogni mese si onorano i caduti con la tradizione di un alzabandiera.
Il percorso, oltre al museo, può riassumersi nella visita a luoghi e testimonianze concretamente visitabili:
- Parco Fluviale e Golena del Piave, Fiume Sacro alla Patria, protagonista della Prima Guerra Mondiale dallo sfondamento di Caporetto (24 Ottobre 1917) fino alla Vittoria nel 1918.
- Ponte della Vittoria, dedicato al Duca d’Aosta, Comandante della Terza Armata nella Grande Guerra, inaugurato nel 1923.
- Palazzo del Municipio (totalmente distrutto dalla I Guerra Mondiale e ricostruito nel 1923).
- Piazza Indipendenza, Monumento a Giannino Ancillotto (1931), aviatore sandonatese Medaglia d’Oro della Prima Guerra Mondiale. Il monumento è opera di Pietro Lombardi, con bronzi di Valerio Brocchi e si riferisce all’impresa per la quale Ancillotto conseguì la Medaglia d’Oro al Valor Militare: l’abbattimento del Drachen (pallone frenato) di Rustignè (Oderzo, TV).
- Sul retro della Piazza, all’incrocio tra via Jesolo e Viale Libertà sorge il Monumento ai Caduti (1930) opera dell’arch. Ing. Camillo Puglisi Allegra.
- Ritornati in Piazza Indipendenza si prosegue lungo corso Silvio Trentin per giungere al Duomo (ricostruito dopo la Grande Guerra riconsacrato nel 1922, opera di Giuseppe Torres) che in un’edicola del pronao conserva il Crocifisso ritrovato tra le macerie della chiesa distrutta. Di fronte al duomo si apre Via Giannino Ancillotto che sbocca su Piazza 4 Novembre. Altre vie del centro si collegano alla memoria della I Guerra Mondiale come Via C. Battisti, Via N. Sauro.
- Nella frazione di Calvecchia, ad est del centro cittadino, sono collocate due lapidi ai legionari cechi considerati disertori e giustiziati dagli Austriaci, oggi luogo di pellegrinaggio della Nazione Ceca.
Fonte: Comitato Centenario Grande Guerra, Documento programmatico e organizzativo, Regione Veneto.