La Guerra nell’arte di Giulio Aristide Sartorio
Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) fu pittore romano, figlio d’arte, negli ultimi decenni dell’800 sviluppò una produzione che conobbe varie fasi: da quella verista e di denuncia sociale, ad un’attività di illustratore erudita per diverse pubblicazioni di Gabriele D’Annunzio, fino all’avvicinamento al movimento dei Preraffaelliti.
La sua fama crebbe molto fino al 1908 anno in cui ottenne l’incarico per la monumentale impresa della decorazione per la nuova aula di Montecitorio progettata dall’architetto Ernesto Basile, con il quale aveva già collaborato negli anni precedenti. Il fregio allegorico, che si può ancora ammirare, intendeva celebrare la storia d’Italia dai Comuni al Risorgimento e venne realizzato con una tecnica sperimentale che consentiva, grazie all’uso della cera, oltre a effetti di luminosità e trasparenza, una rapida stesura, venne infatti portato a termine nel 1913.
Arruolatosi volontario di guerra nel 1915, quasi subito ferito e fatto prigioniero a Lucinico sull’Isonzo, fu condotto a Mauthausen e liberato nel 1917 per intervento di papa Benedetto XV. Tornato al fronte da civile come pittore di guerra, venne nuovamente ferito nel 1918. Durante questo periodo realizzò, avvalendosi anche della fotografia, numerose opere dedicate a momenti del conflitto che ha vissuto sulle montagne del Carso e sulle rive del Piave (esposte poi in una mostra in Campidoglio, a Roma, nel 1918).