Giannino Ancillotto, Eroe dell’aria
Giannino Ancillotto (San Donà di Piave, 15 novembre 1896 – Caravaggio, 18 ottobre 1924) è l’eroe sandonatese; fu un asso dell’aviazione italiana. Nato da una famiglia di pionieri delle bonifiche, Giannino dimostrò fin da giovane la passione per il volo, simbolo del nuovo.
Con l’inizio della guerra, il giovane si arruolò quale volontario, con il consenso dei genitori, frequentando la Scuola di Aviazione di Cameri. Lì si distinse per le sue abilità di pilota, che già nel 1916 lo portarono sul fronte dell’Isonzo, conseguendo ben due Medaglie d’Argento al Valor Militare, che costituiscono solo alcune delle onorificenze del suo ricco Medagliere. Il conferimento della Medaglia d’Oro si associa invece al fronte del Piave per all’abbattimento del pallone frenato di Rustignè (vicino ad Oderzo), il 5 Dicembre 1917.
I drachenballon – palloni frenati – detti anche “draghi austriaci”, comparirono sugli scenari di guerra europei già nell’Ottocento, come mezzi militari di osservazione. Sono di fatto gli antesignani dei droni di oggi. Per consentirle il volo era necessario l’impiego fino a 53 persone e, una volta decollati, erano ben difesi sia in aria che da terra. Per questa ragione le imprese dei “cacciatori italiani di draghi” erano ritenute altamente pericolose. Tra il 30 novembre e il 5 dicembre 1917, proprio nel periodo successivo alla disfatta di Caporetto, il giovane Ancillotto ne abbatté 3, in un’epica prodezza: lanciati dal suo Nieuport 11 i razzi incendiari che avrebbero dovuto distruggere il pallone frenato, non avendo più lo spazio e il tempo necessario per una manovra di allontanamento, scagliò il suo aereo contro l’involucro in fiamme, riuscendo ad attraversarlo indenne. A seguito dell’impresa ottenne anche la consacrazione dell’opinione pubblica grazie alla copertina de La Domenica del Corriere disegnata dal famoso Achille Beltrame. A guerra conclusa gli furono riconosciuti 11 abbattimenti.
L’impresa suscitò l’ammirazione nazionale: su uno dei brandelli del pallone avviluppati all’aereo di Ancillotto, l’amico Gabriele d’Annunzio vergò la dedica “Perficitur igne. All’Ala incombustibile di Giovanni Ancillotto”, il motto (reso perfetto dal fuoco) è ad oggi inciso sul monumento dedicato ad Ancillotto in Piazza Indipendenza a San Donà di Piave. Nel 1938 l’impresa venne anche ricordata in un “Topolino”! Il giovane eroe è annoverato tra gli Assi dell’aeronautica della Grande Guerra e fu decorato anche con altre tre medaglie d’argento al valor militare. Una di queste è la medaglia a lui assegnata per la difesa di Treviso in un’operazione di caccia notturna, decorazione che è tuttora conservata negli archivi del Museo della bonifica.
Dopo la Guerra l’aviatore sandonatese fu impegnato a Fiume con D’Annunzio. Il giovane fu attivo inoltre nell’opera di bonifica e in un’esperienza in Somalia. Seguirono diverse imprese dimostrative delle potenzialità dell’aviazione italiana a livello internazionale come ad esempio compiendo il volo senza scalo Roma-Varsavia, inoltre operò per diffondere l’industria aeronautica nazionale nel Sud America, compiendo fra l’altro, il 2 maggio 1921, l’atterraggio alla più alta quota mai sino ad allora raggiunta (4.330 metri), nella città di Cerro de Pasco in Perù.
Il 18 ottobre 1924 a Caravaggio (BG), in seguito ad un incidente automobilistico, moriva a soli 27 anni. Venne promossa una sottoscrizione nazionale, alla quale contribuì in maniera cospicua il governo peruviano (30.000 lire su un costo totale di 52.000), volta ad erigere un monumento alla sua memoria. Il luogo deputato fu individuato nella piazza Indipendenza di San Donà e il monumento venne inaugurato il 15 novembre 1931 alla presenza del ministro dell’aviazione Italo Balbo e di tutte le autorità civili e militari.
La grande scultura in stile futurista, progettata dall’architetto Pietro Lombardi, è un monumento singolare per composizione e struttura: evoca la sagoma di un aereo, immagine percepibile con chiarezza solo attraverso una visione dall’alto, e frontalmente appaiono le due ali dell’aereo, caratterizzate da robuste fiamme e profili di aquile ad altorilievo. Al centro è posta una colonna in granito, proveniente dall’antiquarium di Roma donata dal governatore Boncompagni Ludovisi. L’opera è completata da due rilievi in bronzo che raffigurano rispettivamente un ritratto di Giannino Ancillotto e l’impresa dell’abbattimento del drachen di Rustignè. Due corone di bronzo completano la decorazione del monumento.
Nel cimitero comunale (davanti al Museo della bonifica), ad est del centro cittadino, la tomba monumentale della famiglia Ancillotto raccoglie le spoglie dell’eroe scomparso prematuramente. La sepoltura si trova vicino all’ingresso principale del cimitero comunale e fu realizzata in pietra del Grappa, e marmi di Vittorio Veneto su progetto dell’architetto e scultore Giovanni Possamai. La salma di Giannino fu traslata nella tomba monumentale nel 1938 dal vecchio cimitero di San Donà di Piave. Il sarcofago celebrativo presenta lo stemma della famiglia Ancillotto, che ricevettero il titolo nobiliare di Conti nel 1927. Lo stemma riassume la storia della famiglia, attraverso alcuni elementi che ne caratterizzano la storia, quali: la stella che ricorda la Medaglia d’Oro, la villa in fiamme bombardata dallo stesso Ancillotto, le messi che si riferiscono all’opera di bonifica e le acque del fiume Piave.
Nel lato opposto della città, in frazione di Mussetta nel luogo in cui anticamente sorgeva castello trevigiano di Mussa si può ammirare la Villa Ancillotto, casa natale dell’eroe (una strada la percorre tutt’intorno). La villa fu colpita e resa inservibile proprio dal figlio del proprietario Giannino quando seppe che ospitava un comando Austrungarico. Fu poi ricostruita.
Fonte: Comitato Centenario Grande Guerra, Documento programmatico e organizzativo, Regione Veneto.
Podcast: l’Assessore Chiara Polita racconta Giannino Ancillotto